| Inventore | William Henry Fox Talbot, inventore e fotografo inglese, 1833-1841 |
|---|---|
| Periodo storico di massima diffusione | 1839-1855 |
| Strumenti impiegati | Camera Ottica, carta, nitrato d’argento, ioduro di potassio, acido gallico, iposolfito di sodio/bromuro di potassio, acqua, sale da cucina |
| Procedure impiegate | Riproduzione di immagini |

Calotipo anonimo del Metropolitan Museum of Art, New York. Datato 1840-1850
Procedimento
- Preparazione della carta
- Sensibilizzazione della carta con nitrato d’argento, iodato di potassio e acido gallico
- Esposizione in Camera Ottica di almeno 10 secondi
- Sviluppo dell’immagine con acqua e acido gallico
- Fissaggio dell’immagine con soluzione di iposolfito di sodio e lavaggio in acqua comune.
- Stampa: immergere i fogli in una soluzione di sale da cucina e dipingerli con il nitrato d’argento. Unire il foglio ottenuto al negativo all’interno di due lastre di vetro ed esporlo alla luce del sole per un quarto d’ora
Differenze tra calotipo e dagherrotipo
Su un calotipo, a differenza di un Dagherrotipo si forma un negativo sul foglio stampato, dunque è necessario un passaggio aggiuntivo: la stampa in cui viene invertità la luminosità delle aree dell’immagine: il negativo diventa un positivo. Inizialmente per formare dal negativo un positivo si ripeteva l’intero procedimento, fotografando il negativo ottenuto nella fase di fissaggio, ma la qualità ottenuta era bassa.
Inoltre, con la calotipia si possono ottenere immagini riproducibili, rimuovendo l’unicità e la scarsità di un prodotto unico e la qualità d’immagine come il Dagherrotipo in cambio di un tempo di esposizione minore.