InventoreAlhazen (principio di funzionamento), Johannes Kepler (termine), artisti e scienziati europei rinascimentali (fabbricazione)
Periodo storicoXIII - oggi
Strumenti impiegatiLuce, camera chiusa
Procedure impiegateRiproduzione di immagini

Una camera ottica o camera oscura è una stanza oscurata con un foro su uno dei lati attraverso il quale l’immagine esterna viene proiettata su una superficie antistante al foro stesso.

Primi utilizzi

Le camere ottiche sono state utilizzate fin dalla metà del XVI secolo come strumenti d’aiuto per la pittura, ma Aristotele ne teorizzò il funzionamento nel IV secolo a.C., ed in ambito astronomico furono utilizzate fin dal tredicesimo secolo, grazie agli studi dell’arabo Alhazen tradotti dal monaco polacco Vitelllinione sul De Aspectibus.

Nel De Aspectibus, diffuso sotto il titolo di Prospettiva di Alhazen erano descritti il funzionamento della camera oscura e il ruolo della luce come radiazione.

Principio di funzionamento

Leonardo da Vinci fu il primo a descrivere in modo chiaro il funzionamento della camera oscura in un suo quaderno dal 1502, pubblicato e decifrato postumo nel 1797 da Venturi. Altri matematici italiani come Gerolamo Cardano, Francesco Maurolico o Gianbattista della Porta descrissero il principio di funzionamento nella camera oscura nel sedicesimo secolo.

Se la facciata di un edificio, di un luogo o di un paesaggio è illuminata dal sole e si pratica un piccolo foro nella parete di una stanza di un edificio che si affaccia su di essa e che non è illuminata direttamente dal sole, tutti gli oggetti illuminati dal sole invieranno le loro immagini attraverso questa apertura e appariranno, capovolte, sulla parete di fronte al foro. Si potranno catturare queste immagini su un foglio di carta bianca, posto verticalmente nella stanza non lontano da quell’apertura, e si vedranno tutti gli oggetti sopra citati su questo foglio nelle loro forme o colori naturali, ma appariranno più piccoli e capovolti, a causa dell’incrocio dei raggi in quell’apertura. Se queste immagini provengono da un luogo illuminato dal sole, appariranno colorate sulla carta esattamente come sono. La carta deve essere molto sottile e deve essere osservata dal retro.[47]

Nel XIX secolo sono stati iniziati ad essere utilizzati materiali fotosensibili al posto di una superficie dove imprimere l’immagine proiettata.

Prima fotografia attraverso la camera oscura

SinistraDestra
Tavola originaleImmagine colorizzata e migliorata

Vista dalla finestra di Le Gras, Joseph Nicéphore Niépce, 1826 o 1827, ritenuta la prima fotografia attraverso una camera oscura giunta indenne ai giorni nostri.

Tecnica: lastra di peltro di dimensioni ~16*20cm, Eliografia. La lastra è ricoperta di bitume di Giudea. Il bitume si indurisce nelle aree illuminate, mentre nelle aree scure rimane solubile e viene rimosso attraverso una miscela di olio di lavanda e petrolio bianco. Esposizione necessaria di almeno otto ore, dagli appunti di Niépce l’esposizione è durata diversi giorni.