| Titolo | Attributo |
|---|---|
| Inventore | Louis Daguerre, 1929, artista e chimico francese |
| Periodo storico di massima diffusione | 1839-1855 |
| Strumenti impiegati | Camera Ottica, lastra di rame, argento, vapori di iodio (sensibilizzazione alla luce di argento), vapori di mercurio (sviluppo) , tiosolfato di sodio (fissaggio) |
| Procedure impiegate | Riproduzione di immagini |
Dagherrotipo di Louis Daguerre, inventore dell’omonima tecnica.
Un Dio vindice ha esaudito i voti di questa moltitudine. Daguerre fu il suo Messia. E allora essa disse tra sé: «Giacché la fotografia ci da tutte le garanzie d’esattezza che si possono desiderare (credono questo, gli insensati!) l’arte è la fotografia».
Baudelaire, intellettuale francese decadentista, critica la concezione di fotografia come riproduzione esatta della natura, presentando l’importanza di Daguerre come una sorta di padre fondatore della fotografia. Baudelaire è disperato dal fatto che una scienza materiale che rappresenti la realtà possa presentarsi come detentrice del bello ed annullare il trasporto della facoltà onirica dell’artista sulla sua opera.
Procedimento originale
Il procedimento è molto simile allo stesso del Calotipo
- Preparazione della lamina di rame (pulizia, rimozione impuritĂ )
- Sensibilizzare uno strato d’argento alla luce con vapori di iodio
- Applicazione dello strato d’argento sulla lamina di rame attraverso elettrolisi
- Inserimento della lamina nella Camera Ottica
- Sviluppo dell’immagine attraverso vapori di mercurio a 60 C°
- Fissaggio dell’immagine - rimozione dello strato fotosensibile che continuerebbe ad essere modificato dalla luce - attraverso una soluzione di tiosolfato di sodio
Il primo dagherrotipo in Italia

L’opera si tratta di uno tra i pochi esperimenti di dagherrotipia in Italia, rispetto alla popolarità goduta dal processo in Europa e in America. Enrico Federico Jest, l’autore, è stato il primo fotografo italiano a scattare una foto con il dagherrotipo autocostruito, anche se il fisico Tito Puliti fu il primo ad utilizzare il dagherrotipo per mostrarne il funzionamento ad un convegno. Jest era titolare di una ditta e tecnico del Gabinetto di Fisica di Torino, inoltre fu lui a tradurre il manuale sul dagherrotipo di Daguerre nel 1840.
| Autore | Enrico Federico Jest |
|---|---|
| Data | Ottobre 1839 |
| Luogo fotografato | Tempio della Gran Madre, Piazza Vittorio Emanuele II, Torino |
| Luogo di conservazione | Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, Torino |